
Recensione non spoiler di Kidding - la convulsa fenomenologia di un crollo
Scritto da Disagio Seriale Collaboratori-
Pubblicato: 18 Febbraio 2019

Siamo felici di consigliarvi Kidding, la nuovissima dramedy americana trasmessa a partire dallo scorso Settembre da Showtime (proprietà della CBS), ed approdata in Italia su Sky Atlantic a Novembre. Subito accolta positivamente, la serie può vantare tra i suoi produttori Michel Gondry e lo stesso Jim Carrey - qui anche sublime interprete del protagonista - con cui il regista aveva già realizzato Eternal sunshine of the spotless mind. Chi ha visto il film non poteva che aspettarsi dalla collaborazione un lavoro altrettanto brillante e di grande spessore.
Principalmente incentrata sul disagio di Jeff Piccirillo, stella dello spettacolo televisivo per bambini intitolato “Il fantastico mondo di Mr Pickles”, in solo dieci episodi (di appena mezz’ora ciascuno) Kidding addensa le dis-avventure dell’attore che, in seguito ad una grave perdita familiare, non riesce più a slegarsi dal proprio personaggio, ma deve lottare interiormente per tenersi saldo e per non affondare. Nel frattempo la vita che aveva costruito gli scivola via dalle mani e, impreparato allo sgretolarsi del proprio ruolo di capo-famiglia o all’estromissione da casa, Jeff mette in moto un progetto febbricitante, spinto dall’illusione patologica che tutto potrà tornare come era sempre stato. Tutti procedono, mentre il suo meccanismo si inceppa.
L’evento traumatico del lutto che ha colpito Jeff tocca nel profondo la sensibilità dell’uomo e dell’artista. Matura in lui l’idea di sfruttare il suo spazio televisivo a beneficio del piccolo pubblico di uno show di tale successo. Decide di trasformare il dolore che lo attanaglia in un insegnamento per i bambini, nel tentativo di prepararli ad affrontare la vita nella fisarmonica dei suoi alti e bassi. Attraverso Mr Pickles, compone teneramente canzoni dai contenuti forti e inusuali, subito condannati dalla redazione, che li trova inadatti per il pubblico infantile. Alcuni accadimenti però contribuiscono a focalizzare la riflessione sui rischi dell’emulazione che la popolarità comporta in chi segue lo spettacolo. Qualcosa si spezza in Jeff: la vena ottimistica con cui aveva intrapreso la nuova gestione dello show svanisce progressivamente, sostituita da discorsi sempre meno tollerabili in termini mediatici, anche se drammaticamente efficaci e taglienti.
La storia di Jeff si snoda quindi fra le criticità legate ad una carriera televisiva di tale impatto ed il declino della propria lucidità, esacerbata dalla forte pressione che il padre, Sebastian (Frank Langella), esercita - in modo subdolo, quando non direttamente aggressivo - su di lui. “Il fantastico mondo di Mr Pickles” non è solo uno spettacolo tradotto in tutto il mondo, ma è di fatto un marchio milionario che si basa sulla figura di un uomo dall’aspetto insieme stravagante e rassicurante. Perché funzioni, deve garantire una continuità che non ammette modifiche. Tuttavia, l’acuirsi del dolore del lutto, che marcisce in Jeff nella rabbia e nel senso di colpa e prende il sopravvento, causa una riduzione esponenziale del metraggio trasmissibile in tv. Sebastian, in quanto produttore dello spettacolo, per arginare la possibilità che il crescente disturbo di Jeff possa distruggerne l’impero, antepone la logica degli ascolti alla caduta del figlio. Inizia a progettare dei modi per sostituirlo sulle varie piattaforme, finendo per amplificarne l’angosciosa crisi d’identità, e da impassibile spettatore dietro lo schermo si trasforma nel suo indifferente fautore.
Assistiamo così alla convulsa fenomenologia di un crollo. Se Mr Pickles deve essere un esempio per tutti, in contrasto con ogni logica comune, Jeff si sacrifica per fare sempre la cosa giusta, valicando i propri sentimenti, specie per prendersi cura di persone che, in qualche modo, lo hanno privato di qualcosa di vitale. Ma lungi dal dipingere un aspirante santo, la serie prepara magistralmente un climax del Sé frustrato che, quando si ribella, Jeff non può più domare.
Nonostante venga difficile immaginare per Kidding un volto diverso da quello di Jim Carrey, ci possiamo rendere conto che il vero protagonista in gioco è il fallimento familiare. Infatti, con una rapidità vorticosa, la serie prende forma nel susseguirsi dei vari pezzi del domino della disfunzionale famiglia dei Piccirillo, destinata a sfasciarsi in ogni sua declinazione. E noi Disagiati, distratti dagli aspetti grotteschi ed eccentrici del personaggio di Jeff - accentuati da scelte registiche eccellenti su tutti i livelli - incappiamo in un mondo di personaggi affascinantemente scissi, di cui non ci basta certo una stagione per saziare la curiosità.
Ma tiriamo un sospiro di sollievo: è già stata rinnovata.
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Neuro Carenze
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